29 gen 2009

Cesare Battisti, l’ex terrorista scrittore a cui il ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro ha concesso lo status di rifugiato politico scatenando una crisi senza precedenti tra Italia e Brasile ha concesso al settimanale brasiliano Istoé un’intervista esclusiva. Riportiamo qui stralci dell’ampia intervista tra Battisti e Istoé che inizia con la domanda se Battisti tema che il Brasile torni sui suoi passi tramite il Supremo Tribunale Federale che si pronuncerà nei prossimi giorni sul suo caso. “No”, risponde Battisti, “la decisione di Genro è ben fondata, ha analizzato tutti i documenti e non è stata una lettura superficiale”. Poi Istoé chiede a Battisti di Pietro Mutti, un suo vecchio compagno dei PAC intervistato sul numero scorso da Panorama nel reportage di Amadori e delle accuse che lui ha confermato a questo giornale. “Io non ho ucciso nessuno, né il gioiellere né il poliziotto. È fuori dal mondo. All’epoca di questi omicidi non ero più membro dei Pac”, si difende Battisti. Istoé poi chiede se ha spiegato queste cose ad Alberto Torregiani, che oggi a causa è costretto su una sedia a rotelle, figlio Del gioiellere ucciso dai Pac e che molto si sta battendo per la sua estradizione. Battisti risponde: “è lamentevole ciò che sta facendo Torregiani. Lui sa che non c’entro nulla. Ho già scambiato molte lettere com lui. Una corrispondenza di amicizia, sincerità e rispetto. Ma Alberto Torregiani soffre la pressione del governo italiano perché, dopo tanti anni di lotte è riuscito ad ottenere una pensione come vittima del terrorismo. Dal 2004 e il governo italiano sta facendo su di lui pressioni perché potrebbe togliergliela”. Poi Istoé torna su Mutti, sottolineando la stranezza della sua intervista a Panorama dopo anni di silenzio e Battisti risponde “Mutti ha ripetuto parola per parola ciò che disse ad Armando Spataro nel 1981 e, come tanti altri “pentiti” aveva parlato sotto tortura”. Alla domanda del settimanale brasiliano che però l’Italia non era una dittatura bensì una democrazia Battisti risponde che “sì c’era una democrazia ma con la mafia al potere. Avevamo un primo ministro che restò per decenni al potere e che è stato condannato per essere mafioso. Sto parlando di Giulio Andreotti. C’erano anche i fascisti che non sono mai stati allontanati dal potere e che oggi, sfortunatamente, sono ritornati”. Su Maria Cecilia B. (Istoé inserisce nella risposta dell’ex terrorista scrittore il cognome depennato da Panorama nel reportage di Amadori) Battisti sostiene che “non è mai stata la mia fidanzata, è stata una collaboratrice di giustizia. Era ciò che in gergo si definiva una collaboratrice secondaria e che confermava dettagli per sostenere l’accusa”. Perché ha tardato 16 anni per dire che non ha ucciso nessuno? chiede ancora Istoé. “Perché gli altri che hanno confessato avevano detto che avevano ucciso davvero. Se io mi fossi difeso mi sarei differenziato aprendo una breccia nella Dottrina Mitterand, che imponeva la stessa difesa per tutti… Ho obbedito a questa regola di condotta e in nessuna fase di questo processo ho rivendicato la mia innocenza. Ho fatto un documentario sugli anni di piombo e questa è la causa della vendetta dei poderosi politici italiani”.

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